Il 2023 porta con sé novità anche per il Piano Transizione 4.0. Lo scorso 21 dicembre 2022, infatti, il Consiglio dei Ministri ha concesso, tramite il decreto Milleproroghe, un importate slittamento della scadenza per gli investimenti in beni 4.0. In materia di credito d’imposta, il Governo ha prorogato fino al 31 dicembre 2023 il termine per la consegna dei beni strumentali materiali acquistati entro il 31 dicembre 2022. L’ordine del bene deve però risultare accettato dal venditore entro tale data e l’azienda deve aver pagamento un acconto non inferiore al 20% del corrispettivo concordato.
Questo slittamento è stato necessario per andare incontro alle imprese che stanno investendo nel 4.0, ma che si sono ritrovate in un contesto internazionale difficoltoso; la guerra in Ucraina e l’aumento delle tensioni, ha frenato la produzione e comportato una riorganizzazione della catena del valore. Le aziende erano quindi in difficoltà ed è perciò stato necessario slittare i termini e permettere loro di accedere a un credito d’imposta più elevato.
Cos’è il Piano Transizione 4.0: un breve riassunto
Il Piano Transizione 4.0 ha sostituito le precedenti misure note con Industry 4.0 e Impresa 4.0. L’obiettivo del Piano è rappresentare un indirizzamento dell’Italia verso una politica industriale. Prorogato e modificato diverse volte, il Piano consiste in una misura unica del credito di imposta (tax credit) con aliquote che variano a seconda della categoria dei beni e dell’importo della spesa da compensare. E, i beni, si distinguono nelle seguenti categorie: beni materiali e immateriali 4.0 e beni materiali e immateriali non 4.0
Proroga credito d’imposta Transizione 4.0: cosa comporta in sintesi
Tornando alle novità previste per la Transizione 4.0 nel 2023, il Governo ha concesso una proroga. La Legge di Bilancio, in sintesi, stabilisce che tutti i beni 4.0, per i quali un’azienda ha versato un acconto almeno del 20% che è stato accettato dal venditore, godono del credito d’imposta al 40%. Questa percentuale sale al 50% per i beni immateriali, a patto che l’interconnessione tra i macchinari avvenga (e sia verificata) entro il 31 dicembre 2023.
Legge di Bilancio 2023: i dettagli per il credito d’imposta 4.0
La nuova Legge di Bilancio proroga al 30 settembre 2023 il regime del credito d’imposta previsto da quella del 2021. Come detto in precedenza, questa proroga è a favore delle imprese che hanno effettuato investimenti in beni strumentali nuovi, a patto che:
- il relativo ordine sia stato accettato dal venditore entro il 31 dicembre 2022
- entro tale data sia stato effettuato il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisto.
Inoltre, la Manovra estende al 30 settembre 2023 l’orizzonte temporale della disciplina del credito di imposta riconosciuta dall’articolo 1, comma 1057, della legge di bilancio 2021.
Infine, il credito d’imposta per beni 4.0 viene riconosciuto:
- al 40% del costo per investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
- al 20% per investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino a 2,5 milioni e fino a 10 milioni di euro;
- al 10% per investimenti superiori a 10 milioni di euro e fino al limite massimo di 20 milioni di euro.
Ottenere il credito d’imposta per il 4.0 nel 2023
Anche quest’anno il credito d’imposta per i macchinari 4.0 resta un valido aiuto per digitalizzare le imprese e renderle più competitive. Tuttavia, preparare la documentazione richiesta dall’Agenzia delle Entrate può non essere semplice. Basta un piccolo errore per non ottenere il credito d’imposta sugli investimenti nelle nuove tecnologie 4.0.
Non è una cosa così rara; più della metà delle imprese italiane fallisce nell’ottenere le agevolazioni che desiderano perché spesso compilano in autonomia le richieste di credito agevolato, presentando i file allegati o i dati tecnici in modo errato. Oppure si affidano al commercialista, che per quanto competente in materia fiscale, non sempre ha le competenze per dare le giuste direttive alle imprese in termini di finanza agevolata.
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